Rubrica a Cura di Gianmarco Nero
“Spesso in questa rubrica abbiamo detto di quanto i videogiochi siano cambiati negli anni, gli sviluppattori delle fisiche dei videogame hanno cercato di renderli sempre più simulativi e vicini alla realtà, io la chiamo una realtà parallela virtuale. Ma non sempre si cambia in meglio ed è il caso del genere di videogiochi di avventura o sparatutto in prima persona, che sono diventati col
tempo sempre più contorti, difficili da risolvere e venirne a capo, tutto a discapito del divertimento, che è la cosa che un gioco dovrebbe fornire in maniera principale, essendone l'essenza.
Personalmente parlando, a me non piace l' idea di vivere un' esperienza di gioco in prima persona, in cui bisogna essere quasi dei “detective" , scovando le informazioni, nemmeno fossimo in un film giallo o poliziesco, tanti di questi genere di titoli di cui parlo sono fatti in questo modo. Io ero un amante dello sparatutto senza fronzoli, in cui l'unico obiettivo era uccidere i tuoi nemici, eri tu
soltanto con la tua arma e i nemici da sparare/colpire. Tutto questo si è andato a perdere col tempo, ciò non significa che il tipo di giochi di cui parlo non esistono più, ma che sono una netta minoranza è ahimè un dato di fatto, un tocco di semplicità e di libero arbitrio in più a discapito del massimo realismo farebbe, secondo me, molto bene a questo genere di titoli. Negli anni ’90 e buona parte degli anni ’00 era così e direi che forse ci si divertiva molto di più. Attenzione, io non sono un bastian contrario ai giochi di simulazione in generale, penso che per i titoli di simulazioni di guida, il fatto che ci si avvicini alla realtà non può che essere un bene, ma alcuni titoli di altro genere sono fin troppo “romanzati" e si perde più tempo a badare alla storia del videogioco che al gameplay del titolo stesso. Diciamo che, a mio avviso, per alcuni genere di videogiochi “si stava meglio quando si stava peggio".
Gianmarco Nero